Nel delineare questo documento siamo partiti dalla consapevolezza che la combustione domestica delle biomasse rappresenta un problema oggettivo per la qualità dell’aria.
È noto, infatti che dopo il trasporto su strada e l’agricoltura, la combustione domestica della legna costituisce
la terza fonte emissiva di particolato.
Siamo altresì convinti che la qualità dell'aria è questione fondamentale per tutti e richiede l'impegno delle imprese, dei cittadini e delle istituzioni. Le soluzioni a questo problema, per la parte riguardante la combustione
delle biomasse, sono già disponibili.
Sulla base di una strategia articolata in cinque punti è possibile ridurre le emissioni delle polveri sottili prodotte dal riscaldamento a legna con effetti che già ora sono significativi:
1. Accelerare il processo di rottamazione delle vecchie stufe/caldaie e la loro sostituzione con apparecchi a legna e pellet classificati con le migliori performance.
2. Promuovere l’uso di combustibili legnosi di qualità certificata.
3. Garantire una periodica manutenzione degli apparecchi e delle canne fumarie da parte di operatori professionali.
4. Assicurare una installazione a regola d’arte da parte di installatori qualificati.
5. Promuovere e diffondere tra i cittadini le buone pratiche nell’utilizzo degli apparecchi a biomasse e nella loro
manutenzione quotidiana.
La parte prevalente delle emissioni di PM10 proviene da stufe e caminetti datati e caratterizzati da tecnologie di combustione superate.
Gli apparecchi a legna e pellet installati in Italia da più di 10 anni rappresentano il 70% del parco installato, circa 6,3 milioni, e contribuiscono all’emissione dell’86% del PM10 derivante dalla combustione domestica della biomassa (AIEL, 2020).
Per questa ragione deve essere incentivata la loro sostituzione con sistemi di riscaldamento a legna e pellet moderni ed efficienti.
I moderni apparecchi a biomasse sono, infatti, caratterizzati da emissioni di PM10 da 4 a 8 volte inferiori rispetto alle tecnologie più datate.